Insulti contro il coniuge, si configura il reato di maltrattamenti in famiglia
La Corte di Cassazione con la sentenza n. 54053 del 2018 ha sancito che insultare il coniuge integra la condotta di maltrattamenti in famiglia, anche se si tratta di episodi non ripetuti nel tempo.
Precisamente la Corte di Cassazione é stata chiamata a pronunciarsi sul ricorso presentato da un marito condannato per maltrattamenti sia in primo grado che in Corte d’Appello a causa degli insulti rivolti alla moglie, ed ha confermato quanto stabilito dagli altri giudici.
La Corte ha confermato che le parolacce, gli insulti e le altre espressioni offensive sono comprese nella condotta di maltrattamenti in famiglia, ma ha anche ribadito che non è necessario che la condotta si sia protratta nel tempo. Quindi, bastano anche pochi episodi per commettere il reato ex articolo 572 del Codice penale, che recita:
“Chiunque, fuori dei casi indicati nell’articolo precedente, maltratta una persona della famiglia o comunque convivente, o una persona sottoposta alla sua autorità o a lui affidata per ragioni di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, o per l’esercizio di una professione o di un’arte, è punito con la reclusione da due a sei anni.”